lunedì 26 ottobre 2015

L'intenzionalità dell'educazione

Martin Buber 1878 - 1975
Mario Pollo, in un suo intervento del 2007 sulla rivista Animazione Sociale fa una breve analisi della natura dell'educazione. Al centro vi è l'equilibrio circa la sua doppia funzione, cioè da una parte strumento per la realizzazione della unicità della persona, dall'altro quello della riproduzione della società (per far sì che le nuove generazioni possano partecipare alla vita sociale). Questo difficile dialogo produce sempre una tensione, infatti, citando lo psicologo americano James Bruner: "L'ideale di una realizzazione libera e priva di ostacoli comporta inevitabilmente un rischio di imprevedibilità sociale e culturale (...) ma l'educazione come riproduzione di una cultura, comporta un rischio di stagnazione, di egemonia e di tradizionalismo". 
Tradizionalmente questi due versanti educativi hanno prodotto gli approcci di "educazione come in-struere" ed "educazione come e-ducere". Il primo ha radici illuministe, è un fatto tecnico che si afferma contro il determinismo e cerca di emancipare le classi sociali più basse e i gruppi subalterni con la conoscenza. Si ritiene che gli individui siano tutti uguali e che quindi con il giusto curriculum educativo, misurato da appositi metodi di valutazione, a tutti sia permesso di affermarsi. Come afferma Mario Pollo però il prezzo di questa sola visione è "un egualitarismo omologante centrato esclusivamente sulla prestazione e la perdita di ogni sogno e visione ideale dell'educazione".
Il secondo approccio, "educare come e-ducere"porta una concezone da filosofia idealistica in cui l'anima dell'uomo conterrebbe delle specifiche e particolari potenzialità predeterminate che l'educazione deve favorire e "tirare fuori". Il suo riferimento è il daimon platonico, quel destino scelto dall'individuo prima della nascita durante il suo percorso di metempsicosi, descritto nel X libro della Repubblica. Qui si racconta del mito di Er, il guerriero che muore e poi torna in vita descrivendo ciò che ha visto nell'aldilà, cioè le anime che scelgono la propria condizione, sulla base delle cose fatte nell'esistenza precedente.
Secondo Mario Pollo va cercata la via intermedia ai soli in-struere ed e-ducere, è necessario sostenere l'espressione delle potenzialità individuali entro la cultura sociale. Infatti l'individuo realizza la propria unicità solo nell'incontro con i sistemi simbolici, linguistici e culturali della società. Questa dinamica si gioca sull'equilibrio dato dal confronto con l'altro da una parte e la comunicazione intrapersonale dall'altra. Cioè l'individuo viene costantemente arricchito dal confronto con gli altri, con la conoscenza di nuove cose e punti di vista ma il rischio è che "perda se stesso", confonda se stesso nella complessità del mondo in una giostra spersonalizzante. E' allora con il confronto intrapersonale che l'individuo coltiva l'esistenza di un nucleo individuale che non può essere mai condiviso per non perdere se stessi. Pollo dice che paradossalmente "chi sa veramente entrare in relazione con l'altro è colui che sa vivere questa irrinunciabile solitudine". Come imparare questo equilibrio tra se stessi e l'alterità? Riducendo la casualità, il disordinato sovrapporsi di eventi, occasioni, desideri e intenzioni. Mostrando il mondo in maniera strutturata ed organizzata, questo il delicatisimo ruolo dell'educatore descritto magistralmente nelle parole di Martin Buber:

"Il mondo, cioè tutto il mondo circostante, natura e società educa l'uomo: ne suscita le forze, lascia che esse afferrino e compenetrino i suggerimenti del mondo. Ciò che noi chiamiamo educazione, quella consapevole e voluta, significa selezione del mondo agente operata dall'uomo, significa attribuire potere decisivo ed efficace ad una selezione del mondo raccolta e mostrata dall'educatore. Si ha cura del rapporto educativo sottraendolo alla corrente priva di intenzione dell'educazione universale: curandolo come intenzione. Così solo nell'educatore il mondo diventa il vero soggetto del proprio agire."