mercoledì 15 aprile 2015

L'Educatore Educato

In una lettera del 1895 il romanziere Tolstoj dichiara di avere chiari in mente i concetti cardine dell'educazione e lo esprime con queste parole:
"l'educazione resterà una questione complicata finché si pretenderà di educare gli altri senza contemporaneamente educare se stessi. Una volta compreso che l'educazione degli altri non può che passare attraverso l'educazione di noi stessi, una volta compreso questo l'educazione non sarà più un problema e tutto si ridurrà alla semplice domanda: che forma dare alla propria vita? (...) Vorrei esporre a questo proposito due regole fondamentali: primo, bisogna non solo condurre una vita ineccepibile, bensì anche analizzarsi, criticarsi, perfezionarsi continuamente; secondo, non bisogna mai nascondere nulla ai bambini: è meglio che essi conoscano la debolezza dei genitori piuttosto che abbiano l'impressione che i genitori mostrano loro una vita mentre ne conducono segretamente un'altra. (...) Non esiste metodo più sicuro dell'ipocrisia per perdere la fiducia e l'interesse dei propri figli."

Da "Scritti Eretici", 1986. Edizioni La Baronata

sabato 4 aprile 2015

Ragazzi difficili H.H.



Il giovane H.
H. nasce in Germania da un missionario pietista e dalla sua assistente. Subito gli viene impartita una rigida educazione religiosa e, già durante l’infanzia, la mamma annota che il piccolo H. le dà molto da penare per il suo carattere vivace. Per questo si è deciso di fargli trascorrere tutta la settimana nella scuola per figli di missionari, rientrando in famiglia solo la domenica. A tredici anni, superato il ginnasio, viene avviato agli studi teologici in un prestigioso seminario evangelico ma comincia ad essere insofferente e a patire per forti mal di testa e insonnia. Il mancato adattamento in quell’ istituto (in cui è accusato di avere una cattiva influenza sui compagni) spinge il ragazzo alla fuga, i genitori decidono quindi di farlo alloggiare presso la casa di un pastore esorcista di loro conoscenza. Lì H. minaccia il suicidio con una pistola. H in quel momento ha quindici anni e, a seguito di questo episodio, viene ricoverato presso una casa di cura per epilettici e malati mentali. La diagnosi del manicomio di Stetten è di “malinconia”. Disperato e dopo varie suppliche, a diciassette anni riesce ad essere dimesso dall’ospedale psichiatrico. La famiglia lo manda ad alloggiare presso un Pastore loro amico, lì prosegue la scuola ma dopo un po’, chiede di tornare a casa perché non sopporta più la vita di studio. Riaccolto dai genitori comincia a lavorare come apprendista in una fabbrica di orologi prima e come apprendista libraio poi. Diviene maggiorenne e comincia a curare da solo la sua istruzione dedicandosi alla poesia, alla letteratura ed attingendo alla biblioteca del nonno. La scrittura diviene la sua passione.

In età adulta la vita di H. prosegue tra successi e fallimenti, soprattutto si porta dietro la sua natura fragile e sensibile che lo spingerà ad una ricerca di senso nella filosofia, nella psicoanalisi e nel misticismo orientale. Nel 1946 Herman (Hesse) vince il premio Nobel per la letteratura.

Fonti: